La vendemmia “fai da te”

La vendemmia “fai da te”

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L’impianto delle viti. 

Settembre, periodo di raccolto e di vendemmia. È nel nono mese dell’anno che vediamo letteralmente i frutti del duro e costante lavoro in vigna, denso di fatica ma anche di enormi soddisfazioni. Farsi il vino in casa, come si suol dire, può essere un’occupazione piacevole ma anche impegnativa, utile a recuperare il contatto con la terra, con i cicli delle stagioni… e con se stessi. Basta seguire qualche piccolo suggerimento, conoscere i trucchi del mestiere ed essere dotati di grande pazienza: sarà di queste doti che vi parleremo in questo nostro speciale, tutto dedicato alla vendemmia “fai da te”.

Sgombriamo subito il campo dagli equivoci: fare il vino in casa non è una cosa facile. Chi vuole risultati immediati e con poco sforzo, è bene che si dedichi ad altre occupazioni. Il vino, come nell’affinamento e nella degustazione, ama la lentezza e la dedizione persino quando ancora non esiste, presente solo “in potenza” sui grappoli che adorneranno il nostro giardino. Il primo passo avviene solitamente in aprile o maggio, quando la vite viene impiantata sul terreno arato e concimato. Il periodo primaverile è da preferire per non incorrere nel rischio di improvvise siccità estive o di gelate invernali, che non farebbero attecchire e crescere a dovere i nostri vitigni. E qui arriviamo già al primo “osso duro” da affrontare: il ciclo improduttivo di una vite dura fino ai due anni. Questo significa che per i primi 24 mesi non vedrete praticamente nulla. I primi frutti inizierete a notarli dopo tre o quattro anni, quando la vostra pianta (se ben curata con costanti potature invernali) comincerà a produrre le uve.

VineyardScendiamo ancora più nel concreto: in un appezzamento grande circa 500 metri si potranno impiantare altrettante piante, non prima di aver rivangato il terreno. Il consiglio, in questa fase preliminare, è di non fare tutto da soli: affidatevi alla consulenza di un enologo o di un agronomo, che saprà dirvi se quel terreno è troppo acido o ricco di sali, con le eventuali correzioni da apportare. Se impiantate viti su un terreno poco adatto, infatti, rischiate di buttare via il lavoro di anni.

Prima di concimare, bisognerà smuovere il terreno fino a un profondità di 30 o 40 centimetri: a seconda della larghezza del vostro appezzamento, per non sfinirvi con una rivangatura a mano, potreste acquistare una motozappa (investimento da non più di 3mila euro) che vi aiuti nell’opera. Se poi siete così fortunati da possedere un terreno da svariati ettari, la strada più semplice ed efficace è quella di dotarsi di un trattore al quale attaccare gli attrezzi da rivangatura.

Dopo il cosiddetto “scasso” del terreno arriva l’impianto vero e proprio. Bisognerà quindi costruire i pali di sostegno (le spalliere) su cui la vostra vite si arrampicherà. Precisiamo anzitutto le misure: i pali alle estremità del filare (cosiddetti “di testata”) hanno un diametro di circa 12 centimetri, mentre quelli centrali misurano circa la metà. Andranno posizionati a una distanza di circa 5 metri l’uno dall’altro, infilandoli fino a 50 metri nel terreno che provvederete poi a ri-lavorare con un rastrello per renderlo liscio dopo la “spaccatura” invernale. Sui pali sarà poi disposto un cavo di zinco o di acciaio che collegherà, a un’altezza di circa 80 centimetri, le strutture fra loro, andando a formare una rete orizzontale dove la vite avrà modo di crescere e avvolgersi, sostenendosi praticamente da sola. Per impiantare quest’ultima dovrete praticare altri fori, profondi all’incirca 30 centimetri, in cui inserire la giovane pianta potata.

In ultimo: quale vite mi conviene impiantare? Risposta: dipende dal territorio. Se vi trovate a un’altitudine relativamente bassa, meglio varietà più resistenti a climi secchi, come l’Asprinio campano, il Trebbiano abruzzese o l’Inzolia siciliana; se invece intendete impiantare viti in collina, allora avrete l’imbarazzo della scelta: Cabernet Sauvignon, Nebbiolo, Canaiolo, Montepulciano abruzzese, Greco di Tufo, Sangiovese toscano. L’importante è che si rispettino le varietà indicate nelle delibere delle varie Giunte Regionali. Per dirla in due parole: non potete impiantare vitigni di Sangiovese in Calabria o di Cirò in Toscana. Ne va addirittura della vostra fedina penale!