“Il mio socio ed io, già da quando eravamo ragazzini, avevamo coltivato l’idea di mettere insieme le denominazioni toscane più importanti”. E l’idea si è concretizzata. Infatti Carpineto, insieme ad altri pregiati vini, produce Chianti Classico, Vino Nobile di Montepulciano e Brunello di Montalcino. Tre grandi DOCG per tre dei vini più famosi al mondo.
Ma questo cosa comporta per l’azienda? Ci ha risposto proprio Zaccheo, prima che lo salutassimo a Montalcino: “Per la legge tipica delle DOCG, il vino deve essere: prodotto, vinificato, invecchiato e imbottigliato nelle zone di produzione”.
Perfetto. Cosa accade, quindi, una volta che l’uva viene vendemmiata? Per trovare risposte e capire come nascono questi vini, ci spostiamo nella tenuta di Dudda, frazione di Greve in Chianti e cuore del Chianti Classico, per incontrare Gabriele Ianett, enologo di Carpineto.
“L’uva vendemmiata viene portata in cantina e poi viene deraspata…ovvero si va a separare il raspo dall’acino. Gli acini – continua Ianett – vengono schiacciati e trasportati all’interno della vasca di vinificazione”.
L’odore che ci avvolge è quello tipico della cantina: forte e vivo. Ed è col profumo del mosto nell’aria che continuiamo ad ascoltare Gabriele: “per trasformare il mosto – per l’appunto – in vino, andiamo ad aggiungere dei lieviti selezionati, che vengono poi moltiplicati; per la loro conservazione vengono disidratati e prima di riaggiungerli nella vasca, nella massa da fermentare, dobbiamo andare a costituire quello che si chiama il “piede di partenza”.
In pratica si vanno a reidratare questi lieviti, si fanno moltiplicare, dopodiché vengono aggiunti dei nutrienti insieme a dell’acqua tiepida che permette al lievito di riprodursi.
“Andiamo ad aggiungere del mosto, un’altra volta, creando una massa di diversi ettolitri di miliardi e miliardi di cellule di lievito molto attive, che poi andiamo ad aggiungere all’interno della vasca; queste andranno a fermentare (e trasformare lo zucchero dell’uva in alcol) e quindi a trasformare il nostro mosto in vino”.
Ascoltare Gabriele che, con semplicità e competenza, ci spiega come nasce il vino è molto interessante. Vedere in azione lui e i suoi collaboratori è invece una vera esperienza. La vista e l’olfatto giocano un ruolo fondamentale nell’universo vino sin dalla nascita del prodotto: il mosto che scende rapido dal rubinetto verso la tinozza, i suoi schizzi e, soprattutto, quel suo profumo fresco e intenso che già ci dà un’indicazione su quella che potrebbe essere la qualità del vino che ne verrà fuori.
La manualità nel mescolare con una frusta i nutrienti, come uno chef che prepara il suo impasto, ci riporta all’artigianalità del winemaking: anche l’enologo per ottenere il risultato che vuole, quello perfetto, deve sporcarsi le mani, oltre ad essere molto attento e preparato in laboratorio.
Il mosto ha bisogno di riposare prima che ne venga aggiunto altro nella tinozza, allora ne approfitto per chiedere a Gabriele quali devono essere le caratteristiche di un vino per poterlo definire “buono” e come il marchio di qualità influisca in tal senso: “Quando si parla di qualità di un vino, in generale, si può parlare di una qualità oggettiva, che è legata a determinati parametri “chimici”, spesso ben definiti all’interno di un disciplinare, ovvero: di gradazione alcolica, estratto secco del vino, di colore e così via…”.
E ovviamente il suo discorso continua con la qualità soggettiva perché il vino è pur sempre un’esperienza del tutto personale che può essere piacevole o meno.
Quella del nostro viaggio lo è stata di sicuro! Essere immersi fisicamente nella vendemmia ci ha permesso di scoprire cose nuove e affascinanti su questa fase che fondamentale è dire poco, di vedere luoghi magnifici, di capire il legame viscerale del prodotto finito col suo territorio, di comprendere il lavoro di un’azienda vinicola di livello internazionale e di conoscere persone che dedicano da una vita tutta la propria professionalità, esperienza e passione a un mondo, quello del vino, che ci regala sempre, anno dopo anno, nuove ed intense emozioni.
Grazie per averci accompagnato in questa avventura! Alla prossima, sempre al nostro fianco – Let It Wine
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