“Appodiato” è un termine d’altri tempi, quando l’Italia non era ancora Stato unitario ed era divisa in tanti regni, ducati e staterelli più o meno in lotta fra loro. Nei territori soggetti al dominio del Papa, l’Appodiato era una frazione autonoma di un Comune, retta da un priore o da un sindaco, avente diritto ad alcune piccole autonomie (dalle tasse locali alla gestione della cosa pubblica).
Un istituto e un termine ormai scomparsi dal nostro vocabolario, recuperati dall’azienda vitivinicola Carpineto per i suoi grandi vini Igt Sillano, Molin Vecchio, Poggio Sant’Enrico, St. Ercolano e La Fornace, provenienti da uve selezionatissime. L’apice della sperimentazione qualitativa del marchio toscano, sempre attivo e mai domo nel ricercare prodotti di grande presenza e importanza senza mai riposarsi sugli allori delle grandi denominazioni. Un sorta di “tiratura limitata” che vale la pena conoscere, assaggiare e… perché no? Regalare.
Ma perché “Appodiato”? Si tratta di un modo per recuperare la grande tradizione dell’Italia centrale fin dai nomi, per indicare una piccola frazione o tenuta sottoposta (stavolta) non al volere del Pontefice, ma a quella della grande qualità vinicola regionale. Inerpichiamoci, dunque, lungo le strade della Toscana centrale, fra vigneti e uliveti, fino a raggiungere il primo dei nostri Appodiati, quello di Gaville Sillano Igt, nel cuore verde del Chianti Classico. Un blend fra uve Sangiovese (60%) e Cabernet Sauvignon (40%) raccolte ai primi di ottobre, vinificate in vasca d’acciaio e successivamente passate in barrique di rovere francese e americano per un anno. L’affinamento in bottiglia, come per tutti gli Appodiati di Carpineto, dura non meno di 5 anni, per restituire al vino quel corpo e quell’equilibrio che la maturazione in barrique poteva in qualche modo affievolire. Da servire su grandi arrosti e cacciagione, col suo sapore forte, complesso, con sentori di spezie, vaniglia e pepe nero.
Scendiamo verso le colline del Senese, dove troviamo tutti gli altri quattro Appodiati prodotti da Carpineto, tre dei quali provenienti dai vigneti di Montepulciano. Il Molin Vecchio Igt è il risultato di un felice incontro fra Sangiovese (80%), Cabernet Sauvignon (10%) e Syrah (10%). Un vino di grande spessore, dai marcati sentori di prugna, mora, frutti di bosco, vaniglia e liquirizia, dal colore rosso intenso e “presente”, vinificato per 15 giorni in vasca di cemento per poi essere trasferito nelle barrique. L’affinamento in bottiglia, come sempre, non va al di sotto dei 5 anni, in ambiente a temperatura costante e naturale per permettere al vino di esprimere tutta la sua forza ed eleganza una volta nel calice.
Sempre a Montepulciano, nel Vigneto Sant’Enrico posto a circa 350 metri sul livello del mare, troviamo quest’etichetta complessa, forte, ben presente, compagna ideale di grandi arrosti e bistecche fiorentine. Parliamo dell’Appodiato omonimo, il Poggio Sant’Enrico, vinificato in vasche di cemento da uve Sangiovese in purezza, poi passato in barrique francese e americana per un anno. Anche qui ci troviamo di fronte a un vino che fa sentire forte la sua presenza e importanza, da sorseggiare accanto ai piatti della tradizione toscana o nazionale, a patto che non decidiate di mangiare pesce o altri piatti dal sapore delicato. Provatelo, come accennato, su una bistecca fiorentina o su una pappardella al cinghiale. Resterete tutto, fuorché delusi.
L’ultimo degli Appodiati di Montepulciano è il St. Ercolano, proveniente anch’esso dall’omonimo vigneto. Sangiovese per l’85%, Cabernet Sauvignon e Merlot per il restante 15%, il St. Ercolano è un vino che prosegue “l’innovazione della tradizione” portata avanti da Carpineto, con i suoi sentori di ribes nero, pepe, vaniglia e liquirizia, grande accompagnamento per la cacciagione, la bistecca, le carni alla brace. Dal colore rosso intenso e dal sapore forte, ben tannico, il St. Ercolano è prodotto in appena 2500 bottiglie, vinificato in cemento e poi trasferito in barrique. Un vino da grandi intenditori.
Appena 800 bottiglie durante l’ultima vendemmia 2004 per l’Igt La Fornace, proveniente dai vigneti di Chianciano. Un vino a tiratura limitatissima, proveniente da 4 diversi cloni di Cabernet Sauvignon e vinificato in acciaio con lieviti autoctoni. Vino prezioso, profondo, complesso, regalo d’eccezione per persone speciali. Ideale abbinamento al pranzo natalizio, fra carni alla brace e formaggi stagionati, profumi di vaniglia e ribes nero, presenza e spessore per un’etichetta che non vi lascerà delusi.